La
casa dell'ECA
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Indicata dalla freccia, la casa nei
primi anni '50 del Novecento
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Il fabbricato in una foto recente
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La casa dell'Ente Comunale di Assistenza (ECA)
Durante il controverso e famoso ventennio, una legge,
la 847, promulgata il 3 di giugno del 1937, determinava l’istituzione in
ogni comune del regno dell'Ente Comunale di Assistenza. Lo scopo era
quello di assistere gli individui e le famiglie che si trovavano in
condizioni di particolari necessità. L’ente era amministrato da un
comitato del quale facevano parte, con il podestà che lo presiedeva, un
rappresentante del fascio di combattimento, la segreteria del fascio
femminile e rappresentanti delle associazioni sindacali, in numero
variabile a seconda della popolazione comunale. Detti rappresentanti
venivano nominati dal prefetto. L'Ente Comunale di Assistenza provvedeva
al raggiungimento dei suoi fini tramite le rendite del suo patrimonio e
di quello delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza che
esso amministrava, con le somme che gli venivano assegnate sul provento
dell'addizionale istituita con un apposito decreto legge. L’entrata in
vigore di codesta legge, però, mise fine alle Congregazioni di Carità,
che entravano in conflitto con il nuovo ente. Furono di diritto
trasferiti ad ogni ente comunale di assistenza i patrimoni della
congregazione di carità del rispettivo comune. Fu anche deciso che tale
ente doveva presentare "… alla approvazione del prefetto della
provincia, con una particolareggiata relazione sull'opera assistenziale
da esso svolta dal 1º luglio dell'anno precedente e sulle erogazioni
all'uopo disposte, il programma dell'opera assistenziale da svolgersi
nell'anno successivo". In 16 comuni irpini iniziò quindi, a titolo
sperimentale, la distribuzione del pane quotidiano. Nel 1939 tale
distribuzione "…fu estesa a 34 comuni che incontrarono non poche
difficoltà nel reperire locali adatti alla distribuzione del pane e
delle refezioni calde". Sorse quindi l’idea di costruire fabbricati
ad hoc per colmare tale lacuna. Venne così avviato un progetto di studio
per un tipo di "Casa dell’Assistenza" da realizzare nei comuni
interessati. Il 22 dicembre 1939 venne presentato un elaborato di
progetto consistente in un refettorio per più persone con annessi
cucine, forni da pane ed altri servizi. La prima opera fu realizzata in
47 giorni, ad Avellino. Nello stesso anno in Irpinia furono realizzate
82 Case dell’Assistenza, con una capacità complessiva di 14.100 posti.
Anche Forino ebbe la sua casa d’assistenza, una delle più grandi del
panorama provinciale, potendo contare su ben 250 posti. Nelle linee
guida progettuali, venne chiesta la costruzione delle case in aree
pianeggianti, in quanto la progettazione prevedeva la realizzazione di
fabbricati di altezza non superiore ai 5,5 metri dal piano di campagna
alla linea di gronda, in modo da non spingere il piano di posa delle
fondazione oltre i 2,5 metri. L’area destinata all’opera venne
individuata in Via Annunziata, dove venne eretto rapidamente il
fabbricato, limitatamente al piano terraneo. Le sue linee, essenziali ed
anonime, erano in linea con lo stile architettonico in auge in quei
tempi. Il centro assistenziale negli anni di guerra funzionò
egregiamente, distribuendo pasti a gran parte della popolazione
forinese, ed ospitando le centinaia di sfollati provenienti da ogni
parte del Mezzogiorno, particolarmente dal foggiano e dalla città di
Napoli. Con la fine della guerra, l’Ente non venne soppresso,
prolungando la sua attività sino alla fine degli anni '60 del Novecento.
Intorno al 1949, poi, si realizzò anche il primo piano, riprendendo
quanto enunciato nelle linee guida di costruzione: "nei Comuni, nei
quali si prevede la necessità, od anche la sola convenienza, della
eventuale sopraelevazione di un'altro piano su quello progettato, da
adibirsi a dormitorio o a luogo di sosta per trasmigrazione di masse
operaie, per sfollandi da altri centri, o per altri scopi assistenziali,
le strutture portanti, sia in fondazione, che in elevato, saranno, caso
per caso, studiate e predisposte in modo da permetterne la
sopraelevazione e garantirne la stabilità." Nel frattempo le prime
attenzioni dei teppistelli del tempo, complici anche ovvi risvolti
politici, furono rivolte ai fasci in rilievo posti ai lati del
fabbricato, prontamente distrutti. Nel dopo terremoto (1980) i locali
ospitarono dapprima alcuni uffici comunali, poi furono per lungo tempo
adibiti a sede della Biblioteca Comunale. Intorno al 1998, accertate
delle infiltrazioni, i locali vennero dichiarati inagibili e
abbandonati. Il resto è storia dei nostri giorni. Durante il Consiglio
Comunale del 29 settembre 2006 si decise per l’abbattimento e la
realizzazione ex novo dell’edificio, in modalità di appalto con permuta,
essendo decaduti, secondo notizie comunque non confermate, i vincoli
della Soprintendenza alle Belle Arti. L’obiettivo dell’amministrazione
era quello di destinare i locali al piano terra, che sarebbero rimasti
di proprietà comunale, all’uso di Ufficio Postale, in luogo degli
angusti spazi dell’attuale ufficio sito nella traversa di Via Roma.
Intendimento confermato durante la seduta consiliare del 13 marzo 2007
ma che non ha avuto alcun seguito. |
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