La Caserma della Brigata Forestale di Piano Salto

Percorrere la strada che conduce da Forino a Bracigliano ci permette di compiere una salutare passeggiata tra i boschi. Questo è possibile, ovviamente, solo superata la fonte di Bella Ficucella, che prende il nome dall’omonimo attiguo vallone che, dicendolo con eleganza, attualmente ospita un sito di stoccaggio provvisorio dei rifiuti.  La strada s’inerpica a mezza costa sul fianco del Monte Piana tra boschi cedui, permettendo, a chi la percorre, di poter godere di bellissimi scorci panoramici della valle di Forino. Giunti al termine dell’erta ci troviamo in quella che è conosciuta come la pineta di Forino, custode di beni preziosi, per la nostra storia e tradizione, quali sono le antiche neviere. Siamo in località Piano Salto, ai confini con il comune di Bracigliano e quindi con la provincia di Salerno. Non si può non notare sulla destra, sul ciglio della strada, in evidente stato di abbandono, un fabbricato, oggetto principale, in questo momento, della nostra attenzione. Un fabbricato auspicato e voluto a tutti i costi dai forinesi del XIX-XX secolo, la Caserma Tirone, che fu sede della Brigata Forestale comunale. Dobbiamo, prima di dare notizie su questa caserma, inquadrare alcuni aspetti della società forinese di quei tempi. L’economia del nostro comune si è retta principalmente, per secoli, sullo sfruttamento del castagno, sia esso da frutto che da taglio. Il latifondismo, tuttora presente nel nostro paese sotto nuove forme, faceva sì che la quasi totalità delle piantagioni da frutto fosse in mano a pochi notabili, mentre tutta l’altra parte di popolazione che si dedicava a questa attività, in qualità di fittavoli e mezzadri, doveva semplicemente prestare la manodopera. Anche l’istituzione municipale faceva leva sul demanio pubblico per tenere in ordine i propri conti. Da una relazione commissariale del 1920 si legge le casse comunali forinesi godevano di una certa floridità in quanto veniva sapientemente sfruttato il patrimonio boschivo in suo possesso. Diciamo che l’essere tanto legati, a filo doppio, a questo tipo di economia, ha fatto sì che Forino perdesse il treno dello sviluppo industriale, non sapendo comunque i nostri amministratori cogliere i tempi giusti affinché l’industria boschiva assumesse un diverso collocamento, non rimanendo legata a un artigianato di basso spessore. I monti Piana, Romola, Boschitello e, in minima parte, Esca, erano per la maggior parte di proprietà comunale, che quindi ne regolamentava tramite appalto lo sfruttamento. Cosa, tra l'altro, che avviene ancora ai nostri giorni, in quanto non sono stati minimamente privatizzati i demani comunali. Per esercitare il controllo dei boschi, quindi, venivano stipendiati dalle casse comunali molti guardaboschi.

1994
2004
2008

E si rese quindi necessario offrire loro un ricovero per non rendere particolarmente gravoso il loro compito di ispezione. Venne quindi deliberata nel 1889 la costruzione di questa casa forestale, di cui però solo negli anni ’10 del Novecento vennero avviati i lavori per la sua realizzazione. Notizie in proposito ne troviamo leggendo precedentemente citata relazione del commissario straordinario del Comune di Forino, Cavaliere Aurelio Morelli, datata 8 novembre 1920. Apprendiamo che i lavori di completamento della casa di custodia dei boschi a Piano Salto furono aggiudicati in appalto sin dal 1916, al sig. Antonio Esposito. Evidentemente era stato prevista la realizzazione dei soli vani terranei, poiché la sopraelevazione del fabbricato fu imposta dal Regio Ufficio Forestale. Nel raccontare questi fatti, i cronisti dell’epoca, così come il Vespucci, furono tratti in inganno nell’indicare come data di completamento il 1915, forse perché appunto non era ancora intervenuto l’Ufficio Forestale. Ancora, esiste una delibera per il saldo delle competenze all’ing. Iacuzio, per i lavori di progettazione di detta casa, datata 27 dicembre 1917, quindi posteriore all’appalto. I lavori non vennero neppure iniziati, in quanto l’Esposito venne richiamato alle armi per la I Guerra Mondiale. Nonostante i lavori avessero il carattere dell’urgenza, poiché senza il secondo piano il fabbricato rimaneva praticamente inutilizzabile, soltanto nel 1920 il vincitore dell’appalto potè onorare gli impegni presi. L’assegnazione dei lavori fu ribadita dalle deliberazioni del 21 maggio e del 2 agosto 1920, i lavori furono eseguiti e consegnati entro la fine del 1921. Questa è la semplice storia di uno dei tanti luoghi della memoria forinese abbandonato a se stesso. Recentemente sono stati asportati, fraudolentemente, i suoi modesti portali in pietra, e questo sta accelerando il suo decadimento strutturale. Finanche le porte sono state divelte e preparate per essere trasportate via. Ancora segnali della scarsa attenzione di noi tutti verso quello che è il patrimonio pubblico di Forino.