Situato ai
margini del Corpo di Forino, Palazzo Picella costituisce, nel
panorama dell’edilizia nobiliare del nostro piccolo centro, un
elemento di indiscutibile valore architettonico ed ambientale.
La famiglia Picella, proprietaria dell’immobile, è certamente
una delle più antiche di Forino; da ricerche di archivio risulta
infatti che i Picella fin dai primi del XV secolo hanno
ricoperto importanti cariche nella gerarchia ecclesiastica e
nelle amministrazioni provinciali e locali. Lo stemma di
famiglia raffigura un cigno su di un monte erboso che stringe
nel becco un serpente; nel basso un cartiglio contiene il motto
“prudentia et vigilantia”. Questo particolare potrebbe
suggerire, come per i Picella così come per i Vegliante della
vicina Contrada, una discendenza dalla famiglia Ciciniello-De
Cignis, antichi feudatari forinesi. L’edificio sorge lungo Via
Roma, con accesso da vico Picella. |
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Il nucleo primitivo
caratterizzato da massicce torri circolari d’angolo, risale ai primi
del Seicento; venne successivamente inglobato nell’ampliamento del XVIII secolo consistente in un corpo
fabbrica disposto ortogonalmente al preesistente. Tale configurazione planimetrica trova
riscontro in una topografia Ottocentesca di Forino, il rilievo al
goniometro a firma dell’ing. Girolamo Iacuzio. Con l’ampliamento
Settecentesco si realizza un complesso abitativo più funzionale, in
quanto vengono aggiunti nuovi locali di servizio, e più
rappresentativo per l’ampio ed elegante salone posto in posizione
baricentrica e con affaccio sul giardino retrostante e la cappella
gentilizia ad esso contigua, accessibile oltre che dal salone anche
dal disimpegno. In questo periodo l’area esterna di pertinenza
dell’abitazione si trasforma da vigna in un elegante giardino
caratterizzato da una imponente e lussureggiante vegetazione di tipo
mediterraneo con magnolie, tuie, pini marittimi, siepi di mortelle e
altre, che inserite in un contesto di sinuosi vialetti e spazi di
sosta conferiscono al complesso architettonico un aspetto suggestivo
impedendone la vista dalla strada e dall’abitato circostante.
L’edificio nelle forme attuali risale ai primi decenni del XIX
secolo: l’ultimo ampliamento modifica ulteriormente l’impianto
planimetrico realizzando una struttura con pianta a forma di “C”
simmetrica rispetto al cortile ed al viale di accesso. L’edificio si
sviluppa su due livelli. Al piano terra con accesso dal portico sono
ubicati ampi locali originariamente ambienti di servizio oggi
adibiti a vario uso. I due avancorpi caratterizzati da torri
angolari e copertura a tetto alla romana definiscono un cortile che
mostra l’antico pozzo e l’originaria pavimentazione a lastroni in
pietra. Il prospetto principale in asse con il viale di accesso e
rivolto verso l’abitato presenta un portale in pietra locale
recentemente ripristinato il cui fornice è stretto da due lesene e
dal sovrastante oggetto del balcone. Il piano superiore è
caratterizzato da ampie logge e da una pregevole meridiana con
quadrante ellittico. Vi si accede tramite una scala a due rampanti
in pietra locale posta sul lato sinistro dell’androne di ingresso.
Sono qui ubicati gli ambienti di residenza e di rappresentanza tra i
quali l’ampio salone decorato da un elegante soffitto con vedute
prospettiche di città italiane e la cappella gentilizia con un
pregevole altare. Sono inoltre presenti numerosi elementi di
notevole interesse artistico: tele, decorazioni e preziosi elementi
dell’arredo settecentesco. Il giardino del palazzo baronale è un
esempio importante di quello che sono ed erano gli spazi verdi
privati nel territorio forinese. Al palazzo sono infatti annessi un
giardino “murato”, un piccolo orto e un noccioleto, tutti con la
funzione di creare una mediazione con l’abitato da un lato e con i
fondi agricoli dall’altro. Dicevamo della realizzazione del
giardino, nella sua attuale consistenza databile al XIX secolo.
Questo venne creato nell’area precedentemente occupata da una. I
modi figurativi qui espressi rinviano, seppure in chiave provinciale
e dimessa, all’autorevole modello del giardino inglese di Caserta.
Il giardino, di forma trapezoidale, è cinto su tre lati da un muro
in pietrame calcareo; il quarto lato confina con il palazzo ed il
noccioleto, situato su un terrazzamento ad una quota più alta. Lo
schema compositivo dell’area restituisce una marca di classicismo
propria del giardino formale. Gli unici elementi artificiali sono
una piccola voliera in muratura, il basamento di un coffee-house
privo della copertura in ferro e vetro e lastre marmoree o in pietra
usate come panchine. L’atmosfera complessiva è quella di un luogo
che tende a perdere quel residuo di elemento artificiale che ha, per
divenire un luogo naturale a tutto tondo. Questo carattere è
ulteriormente esaltato dalla mancanza di un limite preciso tra
aiuole e viali in terra battuta, dall’ombra dei boschetti lungo il
perimetro e dalla solarità delle zone centrali, da una vegetazione
non rigorosamente omogenea che rinvia all’eclettismo botanico di
tanti luoghi naturali. Sul piano dei rapporti ambientali, il
giardino ha conservato nel tempo quel carattere di mediazione tra il
palazzo, l’abitato e i fondi agricoli retrostanti. Uniche visuali
disturbate appaiono quelle in corrispondenza di alcuni edifici
costruiti sul margine est del giardino, la cui evidenza è esaltata
dalla rada vegetazione ivi esistente. Il patrimonio botanico
prevalente risale all’originario impianto ottocentesco. Un
intervento successivo ha creato una doppia corona di conifere
intorno ad un poggio con sedili e tavolo in pietra ed ha impiantato
alberi isolati nelle praterie. Il perimetro del giardino è occupato
dai citati boschetti dei lecci di varie dimensioni, con il compito
di isolare l’interno dal contesto urbano. Sulle aiuole centrali,
originariamente libere, vi sono esemplari di conifere e di essenze
arbustive. Ma il vero ruolo di protagonisti dell’immagine è svolto
dagli alberi di alto fusto collocati in punti singolari della
composizione per costituire poli e fulcri degli assi che organizzano
il giardino. |