|
Palazzo
Caracciolo |
|
|
|
|
|
Questo
palazzo è situato all'interno del Corpo di Forino, e ne ha
seguito l'evoluzione nel tempo; attualmente dell'antico
impianto del palazzo resta intatto soltanto il fronte principale, due delle
quattro porte che racchiudevano il Corpo di Forino, e il parco..
Nel XVI sec. ha iniziato ad assumere la veste attuale. Ampliato nel XVIII sec.,
dall'inizio del XIX secolo è stato sede comunale,
sino al 1876. In seguito è stato anche sede scolastica e biblioteca
comunale. Attualmente è in parziale abbandono e rovina.
Vanto dei nostri avi per la sua imponenza e per il suo ampio parco, il
Palazzo Caracciolo è un altro dei tanti “ammalati eccellenti” che
insistono nel nostro paese. L’inizio della sua costruzione risale
presumibilmente al XV secolo, e non è attribuibile ai feudatari eponimi.
|
|
Infatti quando il feudatario, probabilmente appartenente alla
famiglia Ciciniello, decise di abbandonare l’ormai fatiscente castello
posto sulla collina di San Nicola per venire a risiedere nel piano, i
Caracciolo neanche si immaginavano che un ramo della loro famiglia
avrebbe acquistato in un futuro a loro prossimo il feudo di Forino.
Tutto ciò avveniva a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Il feudatario
dell’epoca quindi, dapprima abbandonò il castello andando a vivere nei
locali dell’appena eretta Chiesa dell’Annunziata. Da precisare che quella,
per i nostri feudatari, non era una sistemazione definitiva, in quanto era
loro abitudine passare il periodo invernale nei loro palazzi napoletani, e
quindi le abitazioni forinesi erano una seconda residenza, perlopiù
estiva. Dopo qualche tempo, appena il palazzo fu dotato delle comodità
minime, la residenza della corte si trasferì all’interno di esso.
Il termine dei lavori e da attribuirsi
sicuramente ai Caracciolo, i quali, nel 1604, nella persona di Ottavio
I, acquistarono il feudo per pochi ducati da Mario Cecere. Ottavio ebbe
poi il merito di erigere, acquisendo lui stesso il titolo nel 1609, a
Principato la Terra di Forino. Ma torniamo al palazzo: abbiamo visto che
esso insisteva nel perimetro del Corpo di Forino, chiamato anche Murato,
poiché doveva essere all’epoca una specie di cittadella fortificata, e nel
tempo ha quindi seguito l’evoluzione del borgo. Dell’antico
impianto oggi sono ancora visibili due delle quattro porte che
racchiudevano il Corpo di Forino e il giardino, lasciato oggi al destino di
qualunque parco destinato all’usufruzione pubblica senza alcuna
sorveglianza e rispetto. |
|
|
Oltre che seguire lo sviluppo dell’area
circostante, il palazzo subì ampliamenti nel XVIII secolo.
Contraddittorie sono le notizie circa il suo utilizzo come Casa
Comunale, alcune fonti parlano del 1784, altre del 1808, e
quest’ultima data è sicuramente più attendibile, in quanto
posteriore all’abolizione dei diritti feudali (1806). E’ certo che
nel 1876 la sede comunale fu trasferita da qui al Palazzo Iacuzio. In
seguito è stato anche sede scolastica e biblioteca comunale. Della
costruzione originaria, costituita da due piani oltre il sottotetto
rimane ben poco. In epoca recente il sottotetto è stato rifatto in
cemento armato, e ciò nonostante esso versa in cattive condizioni d'uso
e di manutenzione come tutto il resto del fabbricato. Il cortile interno
conserva un fascino particolare, quel fascino triste che è proprio di
ogni luogo che ha conosciuto tempi migliori e che ora mostra
impietosamente i segni del tempo e dell’incuria. Al piano terra sono
collocati i locali un tempo adibiti a cantine e deposito. Al centro
della facciata principale, quella all’interno del parco, vi è un
portale sormontato da un balcone con ringhiera in ferro e sostenuto da
tre modanature. Al piano superiore tutte le finestre hanno, anzi avevano
cornice in pietra, poiché quasi ovunque è parte crollata. Salendo le
scale che portano al piano superiore, sulla destra troviamo l’accesso
a quella che era una piccola cappella. Fino a qualche anno fa era
visibile sulla porta una croce in legno ora asportata. |
|
L’interno della stanza è completamente crollato, quindi non si può
più ammirare il piccolo altare ed i suoi stucchi. Arrivati nella
loggia, composta da magnifici archi, affacciandosi dai quali si può
ammirare la corte interna, sulla sinistra troviamo le uniche stanze,
assieme ad alcune al piano terra, che possono considerarsi
restaurate. In questa stanza troviamo l’esposizione permanente dei
Paramenti acri, voluta e curata dalla Pro Loco di Forino nella
persona del suo presidente Vincenzo Riccardi. Nei locali al piano terra, sempre gestiti dalla Pro Loco, vi
è un’altra esposizione permanente, quella degli oggetti
d’artigianato. Continuando al piano superiore, troviamo una porta in
legno ora sbarrata. Nel dopo terremoto, oltre quella porta, si accedeva
ad un grande salone, dove al soffitto erano ancora visibili affreschi e
decorazioni. Ora li regnano la distruzione e la sporcizia. Ma
puntualmente ogni anno, durante il periodo natalizio, avviene un piccolo
miracolo. La zona si rianima: in quei giorni per le viuzze ed i vicoli
che si snodano attraverso il Corpo, nelle cantine e nei portoni, vengono
allestite le scene del Presepe Vivente forinese. In quei giorni arti e
mestieri vengono proposti con le tecniche di lavorazione e gli strumenti
dei tempi che furono. E ogni anno è come assistere al “canto del
cigno”. Il tempo passa, e mette impietoso a nudo la trasformazione del
casale, il quale è ben lontano dal ritrovare l’aspetto che aveva in
passato. |
|
Palazzo
Caracciolo, arrivano i fondi |
(25
febbraio 2010)
E alla fine arrivarono i fondi. Dopo anni di chiacchiere
legate al recupero di Palazzo Caracciolo, finalmente la
Regione Campania approva il progetto presentato
dall'amministrazione De Cristofano e stanzia ben due milioni
di euro per il suo restauro. E ora? Come si vorrebbe vedere
recuperato il Palazzo? E' auspicabile che, a differenza di
quanto è avvenuto per altri palazzi storici provinciali, i
progettisti non pensino sia il caso di snaturare il
palazzo nel suo aspetto esteriore per i pochi particolari
architettonici sopravvissuti al degrado del tempo. Si
conservino quindi i portali, la scalinata, il loggiato e il
balcone nella forma originaria. Si restaurino le finestre, in
tufo, nella loro foggia. Si recuperi l'unico antico camino
conservato all'interno, e il mascherone spegni torcia. Non si
disperdano le pietre dell'antica fontana, abbandonate nella
corte interna e nei vani terranei, e per cui, purtroppo,
questo appello
è rimasto
ancora senza risposta. Quello che si chiede è
l'attenta preservazione dell'aspetto esteriore, le pietre di Fontanarosa o quant'altro la fantasia voglia esprimere si
accantonino, per favore! Un minimo di attenzione ci
riconsegnerà un palazzo finalmente fruibile ma allo stesso
tempo che conservi quel poco di identità che ancora gli
appartiene. E, approfittando dell'occasione, si faccia
pressione sui privati, proprietari dei vani sopra l'ingresso
principale, affinché completino i lavori di ripristino della
facciata in base al piano del colore approvato durante la
scorsa amministrazione Nunziata. E non si dimentichi di
eliminare quell'assurdo sottotetto in cemento, che ha rovinato
e minato l'esistenza del palazzo.
A seguire ecco alcune foto di
ciò che c'è da salvare nel Palazzo Caracciolo, sperando che
questo appello venga raccolto da tutti, amministratori e
cittadini, allo scopo di vigilare su un recupero intelligente
di una delle anime di Forino.
(28
febbraio 2010)
Nel quotidiano "Ottopagine" di ieri 27 febbraio è stato
pubblicato il precedente intervento. E a riprova che il mezzo
internet è si importante e tempestivo nel proporre le notizie,
è altrettanto vero che la carta stampata raggiunge ancora più
efficacemente l'opinione pubblica. Tralasciando le "solite"
chiacchiere di chi è abituato a leggere solo le locandine
fuori le edicole e i titoli dei giornali, oppure che commenta
solo per sentito dire, sport preferito di tanti (non di
tutti, precisare è opportuno...) frequentatori dei capannelli
domenicali, moderne riproposizioni che nulla hanno a che
vedere con gli incontri negli agorà d'atavica memoria,
sono stato piacevolmente colpito dalla telefonata ricevuta
dall'architetto Brigida Tironese, che ha prestato consulenza al progetto di
ristrutturazione di Palazzo Caracciolo approvato dalla
commissione regionale. Avvertita di chissà quali
"nefandezze" contenute nell'articolo, ha invece approvato
l'intervento volto alla
preservazione di quel poco che ha ancora di identità storica
il palazzo. Mi ha anche comunicato, questo lo ignoravo, che
l'antico camino non è più presente nel palazzo, forse asportato in modo fraudolento. A mio modo di vedere è una cosa
vergognosa, da approfondire se non lo è già stato fatto.
Comunque sia, siamo stati concordi sul fatto che determinate
cose è meglio manifestarle a priori, per non sentirsi poi il
classico... me lo potevi dire... . Per concludere, attendiamo trepidanti l'inizio dei lavori di
restauro.
(3 marzo 2010)
Un dibattito che si anima è quanto di più stimolante possa
esistere. Comunque
sia un progetto di successo ha molti padri, specialmente nella
politica. Ma esponiamo con ordine. Il successo di un progetto
dipende da come è realizzato, e dagli agganci politici
giusti, necessari purtroppo nella giungla burocratica. Questo
secondo aspetto non ci interessa, quindi andiamo oltre. Mi
preme approfondire la storia recente dei progetti circa
Palazzo Caracciolo, invece. Partiamo dal 1999, anno d'origine,
e questo lo si può affermare senza timore alcuno, del progetto
che è giunto al successo odierno. L'amministrazione guidata
allora dal cav. Alfonso Lanzetta promosse la redazione di un
progetto per il recupero di Palazzo Caracciolo a destinazione
di casa comunale. Il progetto non ebbe il successo auspicato,
ma con perseveranza venne ripresentato qualche anno dopo,
sempre sotto l'amministrazione Lanzetta, variato nella
destinazione d'uso. Ma anche questa volta, nonostante il
progetto apparisse primo nelle graduatorie, un colpo
mancino della politica destinò i fondi ad altri scopi, e
non nel nostro comune. Siamo alfine giunti ai nostri giorni,
con l'approvazione del citato progetto. Giusto per dovere di
cronaca, in attesa di qualche altra nuova notizia...
(13 settembre 2010)
Notizia dei giorni scorsi è l'assegnazione dell'appalto per la
“Riqualificazione e valorizzazione del corpo di Forino.
Lavori di completamento e restauro del Palazzo Caracciolo per
attività turistico culturali”. Il criterio di
aggiudicazione prescelto è stato quello del criterio
dell’offerta economicamente più vantaggiosa (ex art. 83 del
DLgs 163/06 e s.m.i.; l.r. n. 3/07 e s.m.i. D.G.R.C. n.
1943/09). L'appalto se lo è aggiudicato il concorrente
Ganosis Consorzio Stabile, con sede in Apollosa (BN) con il
punteggio di 90,187, per l’importo di Euro 1.606.625,82, di
cui Euro 48.416,31 per l’attuazione dei piani per la sicurezza
dei lavoratori.
|
Quello che rimane da salvare nel
Palazzo Caracciolo di Forino
|
L'unico camino, recentemente
asportato... in modo fraudolento? |
I pezzi della fontana del
parco...
|
Le pietre che coprono il
canale di scarico delle acque |
Il loggiato |
Lo spegnitorcia |
Le finestre in tufo |
Il portone principale in
legno di quercia |
Il portale ed il portone
interno |
Un altro portale e il balcone |
La scala in pietra |
Panoramica del pianerottolo
interno |
Particolare del loggiato |
|
|
|
|
|
|
|